REPUBBLICA CENTRAFRICANA: LA DIFFICILE TRANSIZIONE VERSO LE ELEZIONI DI UN PAESE IN GUERRA CIVILE

Lo scorso 20 gennaio il parlamento della Repubblica Centrafricana ha nominato presidente ad interim Catherine Samba-Panza, in sostituzione del dimissionario Michel Djotodia, al potere...

L'Autunno egiziano

Esiste la Primavera egiziana? Forse ciò che è accaduto in Egitto è stata, piuttosto, la solita rivolta che porterà a un nuovo regime assolutistico. Il concetto di rivolta è associato nel mondo vicino-orientale all’idea di cambiamento, perché non sembra esisterebbe altra forma per sostituire i vertici del potere. Democrazia e forme democratiche di elezione appaiono ancora lontane. Il massacro dei copti è un segnale di questo fenomeno consuetudinario che si manifesta da molti decenni: maliziosamente, però, esso viene ignorato dalla comunità politica internazionale, la quale preferisce curare in Egitto i propri interessi economici e geopolitici. Una visione ottimista nei confronti degli avvenimenti egiziani, quindi, sembra impossibile: ecco perché sembra poco adeguato parlare di Primavera egiziana.

I conflitti centrafricani e l’instaurazione del nuovo ordine mondiale

La retorica interventista imbevuta di buone intenzione non è certo uno strumento propagandistico desueto per le autorità statunitensi. Memorabile fu infatti il pubblico sfoggio di buoni sentimenti inscenato dal Presidente Bill Clinton nel tentativo di fregiare dei dovuti crismi legittimatori l’operazione “Restore Hope” che nel 1992 sancì l’interferenza occidentale nel conflitto somalo. Non altrettanto rimarchevole fu, tuttavia, l’atteggiamento tenuto da Washington in relazione alla guerra civile tra gli hutu e i tutsi scoppiata solo pochi anni dopo in Ruanda, che fin dall’inizio appariva destinata ad assumere dimensioni letteralmente apocalittiche.

La Francia e la Libia: intervista a Jacques Borde

Intervista di "Geostrategie.com" a Jacques Borde, storico e giornalista francese, a proposito della situazione in Libia (in bilico tra normalizzazione e internazionalizzazione) e dell'atteggiamento della Francia (o meglio di Nicolas Sarkozy e del suo consigliere Bernard Henry Levy). Un quadro della situazione libica ed un ritratto impietoso della Parigi sarkosiana.

AFRICOM, imperialismo, petrolio, geopolitica e "Kony2012"

Mentre pochi criticherebbero l'incarcerazione del criminale di guerra ugandese Joseph Kony, i motivi della campagna video virale lanciata da una ONG dal nome angelico, sono meno chiari. Invisible Children ha offuscato il confine tra carità e politica, sostenendo un'azione militare diretta. Ciò che è chiaro, secondo Engdahl, è che "Kony2012" è propaganda manipolatrice utilizzata per far avanzare la presenza militare di AFRICOM nella regione mineraria più ricca del mondo, prima che la Cina e altri paesi stabiliscano la loro presenza.

Israele in Africa, alla ricerca di un paradiso perduto (parte.1/2)

Israele ha ingaggiato un’offensiva diplomatica in direzione dell’Africa al fine di ripristinare il periodo d’oro della cooperazione israelo-africana dei primi tempi dell’indipendenza africana. Ma quest’operazione di seduzione sembra derivare più da una ricerca disperata di un paradiso perduto, tanto rimane vivo nella memoria il ricordo della connivenza tra Israele e il regime sudafricano dell’apartheid, tanto il suo bellicismo anti-palestinese confina Israele in un isolamento internazionale tanto, infine, la xenofobia dei nuovi dirigenti israeliani penalizza la sua diplomazia. al punto da disgustare anche i suoi più fedeli alleati occidentali.

Come Israele ha offerto di vendere armi nucleari al Sudafrica

Come Israele ha offerto di vendere armi nucleari al Sudafrica. Esclusivo: documenti segreti del periodo dell’apartheid forniscono le prime prove ufficiali sulle armi nucleari israeliane.

Cabinda. Una soluzione impossibile

La Cabinda è una provincia dell’Angola e, dagli Anni Sessanta, la sua popolazione lotta per l’indipendenza nazionale. Nel frattempo, il FLEC ha organizzato numerosi attacchi presso le sedi delle compagnie petrolifere, e non solo, così da guadagnare maggiore visibilità internazionale: infatti, nel 2010, il gruppo indipendentista ha assalito persino l’autobus su cui viaggiava la squadra nazionale di calcio del Togo.

Le prospettive di Gazprom in Africa

Gazprom è principalmente orientata verso il mercato europeo, e consolidare le proprie posizioni in Africa sarebbe per lei importante al fine di diversificare le sue forniture all’Europa. Attualmente il gigante energetico russo affronta una dura competizione in Africa, soprattutto con compagnie europee. Per esempio, le posizioni africane dell’ENI sono più solide di quelle della Gazprom, ancorché le due compagnie progettino di cooperare nel progetto South Strema e, di conseguenza, potrebbero raggiungere un accordo inerente i loro altri progetti. Per esempio, Gazprom ed ENI non avrebbero bisogno di coinvolgere ulteriori partner per costruire assieme il secondo tratto dell’oleodotto che collega la Libia alla Sicilia.

Le ambizioni di potenza del Sudafrica ed i rapporti con la Cina

Le ambizioni di potenza regionale fanno guardare gli imprenditori sudafricani verso i paesi limitrofi, tanto da ipotizzare la possibilità di una vera competizione con le potenze occidentali e con la Cina.
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